L’azione negatoria è disciplinata dall’art. 949 c.c. ed è rivolta all’accertamento dell’inesistenza dei diritti reali minori sui beni oggetto diritto di proprietà vantati da terzi (ove il titolare del diritto di proprietà abbia ragione di temerne pregiudizio) e ad ottenere la cessazione delle eventuali turbative create da terzi sul bene oggetto di proprietà.
A mente dell’art. 949 c.c., dunque, l’azione negatoria è l’azione che il proprietario può esercitare: "… per far dichiarare l’inesistenza di diritti affermati da altri sulla cosa, quando ha motivo di temerne pregiudizio. Se sussistono anche turbative o molestie, il proprietario può chiedere che se ne ordini la cessazione, oltre la condanna al risarcimento del danno".
Nell’ambito dell’azione negatoria, poiché la titolarità del bene si pone come requisito di legittimazione attiva e non come oggetto della controversia, la parte che agisce non ha l'onere di fornire, come nell'azione di rivendica, la prova rigorosa della proprietà - neppure quando abbia chiesto la cessazione della situazione antigiuridica posta in essere dall'altra parte - essendo sufficiente la dimostrazione, con ogni mezzo ed anche in via presuntiva, di possedere il fondo in forza di un titolo valido. L'azione negatoria, infatti, non mira all'accertamento dell'esistenza della titolarità della proprietà, ma a chiedere la cessazione dell'attività lesiva, mentre al convenuto incombe l'onere di provare l'esistenza del diritto di compiere detta attività (si veda, tra le sentenze più recenti, Cass. Civ. n. 1409 del 23 gennaio 2007).
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