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Il reato permanente ed il reato abituale si caratterizzano per il fatto che, ai fini della loro configurabilità, è necessario che la condotta si protragga per un determinato periodo temporale. Nel reato permanente la condotta offensiva si presenta unitaria e senza cesure temporali, nel reato abituale, invece, la condotta è caratterizzata da una pluralità di atti che, nel loro complesso, realizzano l'offesa al bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice.
il reato permanente
il reato permanente
Il reato permanente è caratterizzato dal fatto che la condotta offensiva del bene giuridico protetto dalla norma penale incriminatrice si protrae nel tempo e dal fatto che l'offesa stessa viene prodotta dal protrarsi della condotta in quanto, in difetto della permanenza, il reato non potrebbe configurarsi (si pensi, ad esempio, al sequestro di persona, laddove la privazione di libertà della persona offesa, onde configurare l'offesa al bene giuridico protetto, deve necessariamente protrarsi per un determinato spazio temporale).
Parte della dottrina ha rilevato come il reato permanente, per la sua struttura, può configurarsi solo laddove il bene protetto sia di carattere immateriale (ad esempio, nel sequestro di persona, la libertà personale). In senso critico, si è osservato che il reato permanene sarebbe configurabile anche con rierimento ad offese a beni materiali e si è fatto l'esempio del delitto di invasione od occupazione di terreni, aziende ed edifici ex artt. 508 e 633 cp. Si è, tuttavia, replicato che, nelle indicate fattispecie, il bene offeso è il diritto di proprietà e non il terreno e l'edificio nella sua materialità.
Il bene offeso dal reato permanente deve, certamente, presentare il carattere della resistenza alla condotta offensiva nel senso che si deve trattare di un bene limitabile nel suo godimento ma non distruttibile.
Diverso dal reato permanente, che si caratterizza per la permanenza della condotta offensiva, è il reato istantaneo con effetti permanenti caratterizzato dal fatto che la condotta offensiva è istantanea ma gli effetti offensivi sono permanenti (esempio tipico di questa categoria è l'omicidio).
I reati eventualmente permanenti sono caratterizzati dal fatto che, astrattamente, il reato si configura non permanente in quanto non è richiesta la protrazione della condotta per realizzare l'offesa e, tuttavia, è possibile che, nella concreta realizzazione del fatto di reato, il soggetto reiteri la condotta lesiva dando luogo ad una modalità permanente di realizzazione del reato non permanente (si pensi, ad esempio, all'ingiuria che può, eventualmente, essere caratterizzata dalla ripetizione delle espressioni offensive anche se, ai fini dell'integrazione dei presupposti materiali del reato, era sufficiente la prima di esse).
Sia i reati permanenti che quelli eventualmente permanenti hanno una disciplina analoga: il termine di prescrizione decorre dal momento della cessazione della permanenza, così come il termine per proporre la querela e quello per l'applicazione dell'amnistia; la flagranza di reato si configura durante tutta la permanenza e fino a che essa cessi; la competenza per territorio si individua nel luogo in cui cessa la permanenza.
Discussa è l'ammissibilità del tentativo con riferimento a tale categoria di reati; si propende prevalentemente per l'opinione positiva a patto che la condotta costitutiva del reato permanente sia frazionabile.
il reato abituale
La categoria del reato abituale è di creazione dottrinale ed è particolarmente discussa. L'esempio comunemente richiamato di tale figura di reato, è il delitto di maltratatmenti in famiglia, laddove l'abitualità della condotta è elemento strutturale del reato, con la conseguenza che un isolato episodio di maltrattamento non sarebbe idoneo a configurare il reato stesso. La distinzione con il reato permanente si individua nelle caratteristiche strutturali della condotta in quanto il reato abituale è caratterizzato dal fatto che, tra le singole condotte offensive che realizzano l'abitualità, sussiste una cesura temporale.
il reato abituale
La categoria del reato abituale è di creazione dottrinale ed è particolarmente discussa. L'esempio comunemente richiamato di tale figura di reato, è il delitto di maltratatmenti in famiglia, laddove l'abitualità della condotta è elemento strutturale del reato, con la conseguenza che un isolato episodio di maltrattamento non sarebbe idoneo a configurare il reato stesso. La distinzione con il reato permanente si individua nelle caratteristiche strutturali della condotta in quanto il reato abituale è caratterizzato dal fatto che, tra le singole condotte offensive che realizzano l'abitualità, sussiste una cesura temporale.
Ove i singoli atti del reato abituale, di per sè, non costituiscano reato, si avrà il reato abituale proprio, ove, invece, i singoli atti, di per sè, costituirebbero autonome figure di reato, si ha il reato abituale improprio.
Sotto il profilo del dolo, si discute se esso abbia carattere unitario e sia la preventiva coscienza e volontà di porre in essere una serie di atti che, complessivamente, realizzino la condotta abituale offensiva contemplata dalla norma o se si caratterizzi come una pluralità di autonome volizioni collegate ai singoli atti posti in essere con la coscienza degli atti già posti in essere.
Così come per il reato permanente, anche con riferimento al reato abituale il termine di prescrizione, quello per proporre la querela e quello per l'applicazione dell'amnistia decorre dalla cessazione della reiterazione.
Risorse sul web
Maglio - Giannelli su reato abituale e reato permanente